Il secondo quesito referendario propone di eliminare le misure cautelari (carcerazione preventica, arresti domiciliari etc) in caso di reiterazione del reato, nonostante sia commesso un reato grave. Se approvato richierebbe di lasciare in libertà indiziati su cui vi sono pesanti sospetti di aver commesso reati anche gravi.
referendum
Quesito n. 3 – Separazione delle funzioni dei magistrati.
Il terzo quesito referendario mira ad impedire il passaggio di funzioni da giudice a pubblica accusa e viceversa. Una norma che non migliorerà il servizio giudizia visto che questo passaggio, già oggi, è molto raro. L’obiettivo a lungo termine è impedire i processi “scomodi” quelli che la politica vorrebbe non si facessero.
Quesito n. 4 Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari”
Il quarto questito chiede di far partecipare alle valutazioni sulla professionalità dei magistrati anche i membri non togati (cioè professori universitari e avvocati). In questo modo non si migliora il servizio giustizia, ma si mette in pericolo l’indipendenza del giudice, perché potrebbe trovarsi a decidere una causa in cui una delle parti sarà…il suo futuro giudice
Quesito n. 5 – Abolizione delle 25 firme per candidarsi al CSM
Il quinto quesito referendario chiede di abrogare l’obbligo di presentare 25 firme affinché un magistrato si possa candare al Consiglio Superiore della Magistratura. Ma nessuna corrente sarà scalfita, e nemmeno impensierita, se qualche magistrato in più vorrà affollare le liste elettorali. L’unico modo per sperare di ridurre il correntismo è cambiare il sistema elettorale del CSM.
Che fine ha fatto il referendum sull’acqua? Il punto della situazione
Dopo la vittoria dei “referendum sull’acqua” del 2011 non è cambiato niente. Continua la remunerazione dei privati sulla gestione dell’acqua, senza che si assumano alcun rischio imprenditoriale.
Il referendum sulla Determinazione della Tariffa del Servizio Idrico. Una panoramica sulle leggi, e gli effetti della eventuale abrogazione
L’eventuale vittoria del Sì non comporterà alcun cambiamento (purtroppo) sulla gestione , sulla remunerazione, sul profitto e sulla tariffazione, e quindi, sulle tasche dei consumatori, rispetto ad una situazione che, immutata da almeno il 1994, ha attraversato indenne tutta la cosiddetta Seconda Repubblica, chiunque governasse.