Bombe a grappolo: una imbarazzante fornitura

di Marco Ottanelli

Tra diritto umanitario e ragion di Stato c’è, per fortuna, una barriera fatta di tutto quel portato culturale-evolutivo del senso di giustizia e di pietas, di lealtà e di controllo degli istinti belluini.  Lo stesso portato che concede giusto processo, attenuanti, permessi premio, riabilitazione e scarcerazione anche agli assassini, invece di gettarli nell’arena in pasto ad bestias, come facevano i nostri illustri antenati non troppe generazioni fa.

Tale barriera, giuridicamente e formalmente, si concretizza, nell’ambito internazionale, in una serie di trattati e convenzioni che inequivocabilmente dicono che da questa parte della barriere è il bene, dall’altra parte il male. Chi vi aderisce, diventa non solo un membro di una comunità che si autoimpone delle regole e dei limiti, ma anche il custode, il depositario, il difensore agente di imperativi morali e di principi etici.

Quando si parla di trattati e convenzioni che stabiliscono, generano e delineano il diritto umanitario e/o condannano, vietano, sanzionano atti e usi, strumenti e metodi, armi e munizioni qualificandoli come illeciti, disumani, crudeli, criminali, si scoprirà che a quasi nessuno di essi ha aderito il solito gruppo di Nazioni: Russia, Cina, USA, Pakistan, Israele; accompagnati di volta in volta da questo o quest’altro Paese, a seconda del tema in questione.

Dispiace quindi moltissimo che i Paesi occidentali democratici si trovino quasi sempre dal lato opposto della barriera rispetto al loro principale alleato, anzi, al loro Paese leader, e che non trovino mai la forza, il coraggio e neanche la volontà, neppure collettivamente, di far sentire la loro voce critica quand’esso usa metodi e strumenti che essi vietano e si autovietano, proibiscono e si autoproibiscono. Le norme, le regole, i sacri valori… Tutto decade quando chi li viola sono gli Stati Uniti, e poi Israele, o qualche altro amico birichino. Mentre se è l’avversario ad accennare di voler ricorrere a tali metodi e strumenti, si scatenano tanto la Politica che la Stampa.

Ora è la volta delle bombe a grappolo, le cluster munitions, aggeggi che esplodendo spargono all’intorno numerosissimi piccoli ordigni che in primis dilaniano corpi e arrecano danno a strutture in modo del tutto indiscriminato, ed in secundis molto spesso rimangono inesplosi, a decine, pronti però a scoppiare anche dopo molto tempo, ferendo e uccidendo chiunque gli si avvicini dopo la battaglia (civili, in genere): le bombe a grappolo sono quindi un po’ come degli spargi-mine, un’arma vigliacca ed infida, e quindi 111 Paesi hanno deciso di ratificare, ed altri 12 di sottoscrivere il divieto di produzione e d’utilizzo delle cluster bombs, in una una serie di trattati (quello di Olso, in particolare) e convenzioni (quella di Wellington, come definitiva).

Chi ha aderito e chi no, lo si vede chiaramente dalla immagine presente in questo articolo. La lista è consultabile a questo link. E così si potrà constatare che né il Pakistan, né Israele, né la Cina, né l’India si son sentiti in dovere di firmare. Ma neanche gli Stati Uniti d’America, e neanche la Russia. E neanche l’Ucraina.

Ucraina e Russia si sono scambiate accuse e offese reciproche denunciando l’una l’uso delle bombe a grappolo da parte dell’altra; non si capisce bene di cosa si accusino, visto che entrambe ritengono tali crudeli armi legittime e regolari. Fonti internazionali danno per certo che entrambe le abbiano effettivamente sganciate sul nemico, quindi, da questo punto di vista, hanno le stesse responsabilità. Starebbe a noi, occidentali democratici umanitari buoni, denunciare e dissociarci da quanti siano appunto responsabili di tale uso. Perché noi – l’Occidente, la UE, l’Italia, ricordiamocelo, saremmo il custode, il depositario, il difensore agente di quei trattati e di quei principi etici. E invece…

Se è facile redarguire e sanzionare la Russia che spara proiettili [per noi] illegali, a maggior ragione la nostra voce dovrebbe farsi sentire nei confronti dell’Ucraina quando fa lo stesso. Lasciarglielo fare non solo è un tradimento dell’etica e della morale che abbiamo ufficialmente proclamato, ma ci pone in condizioni di co-responsabilità. Perché l’Ucraina è una nostra alleata. Perché all’Ucraina stiamo fornendo assistenza logistica materiale finanziaria e umanitaria. Perché all’Ucraina forniamo armi, e se vogliono le nostre armi, almeno si astengano dall’impiego di quelle che noi non tolleriamo. E invece…

Ecco che, quasi improvvisamente, Biden rompe il tabù e annuncia che gli Stati Uniti forniranno all’Ucraina anche le bombe a grappolo. Dopo la discutibilissima e brutale decisione di inviare proiettili all’uranio impoverito, ora Washington scavalca i suoi alleati e butta nel conflitto le sue proprie armi [per noi] illegali e disumane. E le farà passare, molto verosimilmente, proprio dai nostri porti, dalle nostre ferrovie, dal nostro territorio. E senza chiedere il permesso, il parere, dei suoi partners pro-Kyiv.

Nella NATO c’è qualcuno che osi prendere posizione, anche se non  tutti i membri della NATO hanno ratificato la convenzione? Nella UE, che è diventata parte attiva nel conflitto, si leva qualche dubbio, o anche in quel consesso si chiuderanno occhi orecchie e bocche?

L’ONU, che le cluster munitions ha deprecato, interverrà per impedirne il commercio la diffusione e l’impiego in tutto l’emisfero?

In Italia, tra gli intellettuali e i politici, ci sarà qualcuno che, con forza, con dignità, con indignazione, gridi un “Basta!” alla Russia, all’Ucraina, agli USA, o ci dobbiamo rassegnare, giorno dopo giorno, ad una escalation della quale non si vede più la fine?

AGGIORNAMENTO
24 ore dopo la pubblicazione di questo articolo, la presidenza del Consiglio ha diffuso la seguente nota
«L’Italia aderisce alla Convenzione internazionale che vieta la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio delle munizioni a grappolo. Nel quadro dei valori espressi dall’Alleanza Atlantica, l’Italia auspica l’applicazione universale dei principi della Convenzione. Ribadisco la condanna dell’Italia alla guerra d’aggressione della Russia, il supporto totale e costante alla resistenza dell’Ucraina, l’impegno con gli Alleati per costruire un nuovo e piu’ forte modello di sicurezza per l’Europa». il presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni.

Anche Germania,  Francia, Regno Unito e Spagna si sono dissociate dagli Stati Uniti

 

 



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