Il caso Hunter Biden

di Marco Ottanelli

Nel 2014, subito dopo Maidan, Hunter Biden, figlio dell’attuale presidente USA, aveva ottenuto un posto (assai profumatamente retribuito) nel CDA della azienda ucraina del gas Burisma. Burisima è controllata finanziariamente dall’oligarca con tripla nazionalità (ucraina, cipriota e israeliana) Kolomoisky, che è anche un politico, governatore della regione di Dnipro. Nel 2016, però, la Burisma ed i suoi amministratori (quindi anche Kolomoisky e Biden Jr.)   finiscono sotto inchiesta per corruzione da parte del procuratore generale dell’Ucraina Victor Shokin. Quest’ultimo non è però un uomo di specchiata limpidezza, a sua volta è sospettato di parzialità e corruzione, e i governi occidentali ne chiedono la rimozione. L’amministrazione Obama incarica il vicepresidente Joe Biden di far la voce grossa con il presidente ucraino dell’epoca, Poroshenko. Biden si reca a Kiev e minaccia Poroshenko: se Shokin non sarà immediatamente esautorato, saranno guai. Si tratta di una non trascurabile ingerenza negli affari interni di una nazione indipendente, e che tutto ciò sia realmente accaduto ce lo testimonia (qui il video) … Lo stesso Biden! In un incontro pubblico del 2017, racconta questo aneddoto:

Joe Biden: «Penso che il [problema] Donbass abbia il potenziale per poter essere risolto, ma ci vogliono due cose. Una di quelle cose, ora manca. E questo… è che sono disperatamente preoccupato per la retrocessione da parte di Kiev in termini di corruzione. Hanno fatto… voglio dire, ti farò un esempio concreto. Io ero… non io, ma è successo che quello era l’incarico che avevo ricevuto; ho ricevuto tutti quelli buoni. E così mi è stata assegnata l’Ucraina. E ricordo di aver ben esaminato il caso, convincendo il nostro team, i nostri leader a… convincendo che avremmo dovuto fornire garanzie sui prestiti. E sono andato, credo, la 12a, 13a volta a Kiev. E avrei dovuto annunciare che c’era un’altra garanzia di prestito da un miliardo di dollari. E avevo ottenuto un impegno da Poroshenko e da Yatsenyuk che avrebbero agito contro il pubblico ministero [Victor Shokin]. E non l’hanno fatto. Alla fine hanno detto di sì, ecco cosa è successo: stavano andando a una conferenza stampa. Ho detto loro, “nah, non lo farò, non vi daremo il miliardo di dollari”. Mi Hanno risposto “non hai autorità. Non sei il presidente. Il presidente ha detto”… ed io ho detto: “chiamalo!” [Risate] Ho detto…, ve lo dico io, non otterrete il miliardo di dollari. Ho detto, “non otterrete il miliardo”. Stavo per partire, credo mancassero circa sei ore. Li ho guardati e ho detto: “parto tra sei ore. Se il pubblico ministero non viene licenziato, non riceverete i soldi”. Beh, figlio di puttana… (Risate): È stato licenziato. E hanno messo in carica qualcuno che era affidabile, in quel momento».

Insomma, il vicepresidente degli USA ricatta il governo ucraino affinché rimuova un procuratore capo che sta indagando sulla compagnia del gas Burisma della quale suo figlio è dirigente… La cosa potrebbe sembrare abbastanza intricata, ma non basta! Si deve anche ricordare  che il patron della compagnia Burisma, Kolomoisky, è anche proprietario della 1+1 Mediagroup; e la Mediagroup, sul canale televisivo 1+1 è quella che trasmette la serie “Servitore del Popolo”, uno sceneggiato il cui produttore, ideatore e protagonista altri non è se non Volodimir Zelensky; e che una volta che Zelensky trasforma, transustanzia, la sua serie nel partito politico omonimo Servitore del Popolo, il canale 1+1 e Kolomoisky lo appoggiano, finanziano e ne fanno propaganda per le elezioni nelle quali Zelensky risulta vincitore. Ma Kolomoisky cade velocemente in disgrazia presso gli occidentali: incidentalmente, viene accusato di corruzione, e allontanato dalla cerchia di Zelensky, che lo rinnega, usiamo questo parolone, quando gli USA inseriscono proprio Kolomoisky in una lista nera di indesiderati.

Si nota un’ansia piuttosto forte da parte di Zelensky di sganciarsi da ogni implicazione con il caso, anche perché, e ciò è noto a tutti, egli avrebbe subito pressioni e ulteriori ricatti di mancati finanziamenti da parte di Trump, il quale, a quanto sarebbe emerso, sarebbe intervenuto direttamente sul presidente ucraino affinché – stavolta – si indagasse ben a fondo contro Hunter Biden. Una vicenda, per Zelensky, oltremodo imbarazzante: qualsiasi affermazione avesse fatto in proposito, si sarebbe trovato col rischio di inimicarsi una gran parte dei suoi sostenitori americani.