A Bruxelles si discute di rifiuti (Breve relazione dalla commissione ambiente del Parlamento Europeo)

di Marco Ottanelli

Mentre in Italia la spazzatura sommerge ancora le province di Napoli e Caserta, e mentre la parola d’ordine è “incenerire”, mentre il PD si fa paladino a livello nazionale dei “termovalorizzatori”, cioè di bruciatori uguali agli altri ma dal nome altisonante, mentre la campagna elettorale si combatte anche sul tema dello smaltimento dei rifiuti, battaglia ovviamente tutta ideologica e propagandistica, la redazione di Approfondendo.it è andata ad assistere, nelle persone di Marco Ottanelli e Gabriele Pazzaglia, ai lavori della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, a Bruxelles, dove si dibatteva, in seconda lettura, e quindi dopo che il testo era stato già vagliato tanto dal Consiglio Europeo quanto dalla Commissione Europea, il progetto di direttiva-quadro sui rifiuti . Tanto per capire cosa e come il nostro Paese dovrà effettivamente fare nei prossimi anni secondo le decisioni comunitarie e non secondo le velleità e gli interessi di partito.

E’ il 25 febbraio 2008: giungiamo nella piazza Schuman, che si trova al centro dei palazzi che accolgono tutte le istituzioni europee. La presidenza slovena ha allestito, nell’edificio del Consiglio, una coreografica installazione di centinaia di margherite di plastica che (tramite un piccolo magnete) ballano come mosse dal vento. Ministri di ogni nazione escono avviandosi verso le auto blu, parcheggiate molto alla rinfusa su marciapiedi e rotonde stradali. Ci dirigiamo verso la Piazza di Lussemburgo, il cuore antico del modernissimo quartiere, e, essendo ora di pranzo, osserviamo i ristorantini che la coronano riempirsi di una folla, ma diremmo di una massa, di deputati, segretari, portaborse, giornalisti, assistenti, interpreti, lobbisti, aiuto lobbisti, vice aiuto lobbisti, in un fragore allegro di grande convivialità, di amicale confidenza. Bene! …. O no? Deputati, giornalisti, lobbisti e loro collaboratori, non dovrebbero stare a…rispettosa “distanza” di ruoli, compiti, reciproco controllo? Comunque, le migliaia di ganasce che rumoreggiavano ci son sembrate soddisfatte.

Entriamo nel grande e nuovo edificio del Parlamento dal lato “Spaak”, e percorriamo i corridoi, sempre in mezzo allo sciame di politici, assistenti (ognuno dei 785 deputati ne ha 3: due lì, a Bruxelles, e uno basato nel Paese d’origine…), segretari e – ovviamente- lobbisti. Ci soffermiamo alla buvette, molto colorata, molto giovane (l’età media dei presenti è bassa) in attesa della convocazione della commissione ambiente. Alle 15 entriamo nell’aula, dove arrivano e siedono i parlamentari e il solito stuolo di (tocca ripeterlo) assistenti, segretari e lobbisti. Prendiamo tutti posto negli scranni, e sintonizziamo la cuffia sul canale “italiano”.

Comincia la discussione. In poche parole, si tratta di approvare le linee guida (i principi guida, le indicazioni guida…anche su questi termini si argomenta a lungo), le definizioni e gli obiettivi ai quali tutta la UE dovrà attenersi nel periodo 2009- 2020, ovvero cosa fare, e cosa non fare, nel prossimo decennio, sulla questione rifiuti. La direttiva è già stata discussa una prima volta dall’assemblea, poi è stata sottoposta al consiglio dei ministri europeo (al quale, lo ricordiamo, partecipano i membri dei singoli governi) e alla Commissione di Barroso, che hanno fatto le loro osservazioni e le loro proposte. Oggi si tratta di esaminare il lavoro di sintesi che ha svolto la relatrice, l’on. Caroline Jackson, britannica conservatrice, iscritta al PPE.

La Jackson, con l’ausilio di una presentazione power point, illustra con grande arte dialettica e sana ironia il progetto, il suo intervento cattura l’attenzione di tutti e le sue battute sulla ostilità degli Stati membri alle direttive più “ecologiste” provocano risate e assenso. Ma il testo, per quanto necessariamente lungo, è di insolita concretezza, per noi spettatori italiani abituati ai voti di fiducia e alle maratone a colpi di maxi emendamenti.

Il testo inizia con la definizione della “Gerarchia dei rifiuti”, che sarà obbligatoriamente la seguente, in cinque punti:

1. riduzione dei rifiuti totali

2. riutilizzo di tutto quello che può essere riutilizzato senza trattamento

3. riciclaggio

4. eventuale incenerimento dei residui dei processi precedenti

5. eventuale interramento in discarica dei residui del processo precedente

Nella relazione della Jackson emergono via via i dettagli: la norma, non la tendenza, ma la norma, dovrà essere quella – con assoluta priorità- di diminuire il volume della spazzatura a livello continentale con interventi sulle produzioni, gli imballaggi, le politiche industriali e di altro genere.

In particolare, gli Stati dovranno stabilizzare fin da ora, e entro e non oltre il 2012, la quantità di rifiuti di ogni genere (non solo quelli domestici); entro il 2020, tale quantità dovrà essere diminuita sempre più. I rifiuti domestici dovranno essere avviati al riciclaggio o al riutilizzo in misura non inferiore al 50% del loro peso. Quelli derivanti da demolizioni e simili, di ben il 70%. Per quanto riguarda i rifiuti industriali, essi dovrebbero essere già in una categoria a parte, che dovrebbe essere trattata e smaltita quasi completamente. Dei rifiuti tossici, ovviamente, quasi non si parla: quelli è ovvio che siano smistati secondo ferree regole e procedimenti.

Ci guardiamo in tralice pensando alle discariche abusive sparse per ogni dove in Italia, e ai liquami che filtrano in tutte le falde acquifere, e riprendiamo l’ascolto.

Molta importanza viene data al riutilizzo e al riciclaggio: si sottolinea la situazione nei paesi dell’Est, che bruciano tutto, e che quindi non hanno discariche, ma non riciclano nulla, a fronte dei paesi del Nord Europa, che fanno il contrario. I Paesi Bassi inceneriscono solo il 3% del totale e sono pronti a diminuire la quota. La Jackson insiste: incenerire non deve essere la soluzione. Incenerire è solo l’ultima ratio, da usarsi solo ed esclusivamente per materiali specifici e totalmente irriciclabili e, altro punto determinante della direttiva, solo ed esclusivamente con l’obbligatorio “coinvolgimento dei cittadini e delle parti in causa”.

Sulla espressione “parti in causa” si insiste molto, perché non significa solo le amministrazioni locali, ma anche le associazioni, gli istituti medici e scientifici, i comitati….

Ancora una volta, ci scambiamo uno sguardo significativo, noi sudditi dei commissari straordinari.

In ultima e – diremmo- inevitabile istanza, ecco le discariche, che, nella direttiva, sono solo delle piccole pattumiere che possano raccogliere gli inerti stabilizzati.

Un quadro molto diverso dai progetti politici nostrali, ma che sarà a breve obbligatorio. Chi prospetta costruzioni di “termovalorizzatori” non fa altro che andare contro la corrente dei 27 parteners europei, ed espone l’Italia alla ennesima sanzione.

Comincia il dibattito. Prendono la parola circa dieci deputati. Tutti sostanzialmente in linea con la relatrice, e ben consapevoli dell’impegno che tali decisioni comporteranno soprattutto per i paesi più arretrati (come noi!). Ma la sfida pare entusiasmare i parlamentari olandesi, irlandesi, britannici, tedeschi. Poi, parla Vittorio Prodi.

Ormai essere “parente di” è un must per i politici italiani. Il fratello di Romano prende la parola e sembra arrivato da un altro pianeta.

Forse non ha ascoltato. Forse le sue cuffie erano settate su “ungherese” o “lituano”… o forse la massa di lobbisti che sorseggia caffè (ci spetta pure a noi, offerto dalle istituzioni comunitarie!) ha trovato un interlocutore.

Il suo intervento è tutto teso a difendere gli inceneritori, i termovalorizzatori. Dice che ce ne sono di ganzissimi, che spappolano tutto fino a disgregare completamente anche i metalli pesanti, che quasi disintegrano ogni materia. Questo grazie alle nuove tecnologie, che V. Prodi sciorina con tanto di nomi e sigle; termovalorizzare si può e si deve, a suo dire, e anzi si deve investire in quelle tecnologie, perché non si deve smaltire, negli inceneritori, ma si deve effettuare “recupero energetico”.

Oh, che sottigliezza semantico-concettuale! Usa la parola “recupero”, come la prima delle fasi delle linee guida, ma la riferisce a tutt’altro! Prodi annuncia che presenterà un emendamento su questi impianti ad alta temperatura.

La mossa però non rimane ignorata. Una deputata (forse olandese) si accorge del rischio, e lo denuncia apertamente: se altre risorse, altre energie, altri fondi, altri contributi andranno agli inceneritori, che per funzionare hanno bisogno di carburante (cioè di monnezza!) ….allora non si riciclerà mai! Se ci si appella sempre a nuove e mirabolanti tecnologie, non si interverrà mai all’origine, nella riduzione dei rifiuti, perché ogni anno sarà prospettato un impianto più efficiente, un bruciatore più pulito, un termovalorizzatore più …termovalorizzante! E conseguentemente, ogni anno miliardi di euro sarebbero dirottati verso lo smantellamento delle vecchie strutture, e verso la costruzione di nuove, che, visti i tempi di messa in opera, nascerebbero giù vetuste.

Anche un altro deputato fa notare come i tempi di cui si parla (10 anni appena!) non sono compatibili con ‘ste benedette nuove tecnologie, che sono invece il solito vecchio, vecchissimo metodo che sta per venire abbandonato dall’Europa.

Parla poi il rifondarolo Musacchio. Lancia una sorta di appello affinché la direttiva sia approvata subito, e perché le norme siano chiare e stabili, visto quel che è successo a Napoli e in Campania, e visto che le leggi italiane sui Cip6 hanno dirottato 15 miliardi di euro negli ultimi dieci anni verso inceneritori e petrolieri. La situazione in Italia è diventata insostenibile, afferma, quindi speriamo nelle nuova normativa europea.

Risponde a quasi tutti la Jackson, la quale fa un appello forte e diretto ai deputati a resistere alle pressioni dei lobbisti che, afferma, “da domani si presenteranno con insistenza nei nostri uffici” (neanche un ciglio batte, fra i lobbisti presenti), e poi si rivolge direttamente, severa, quasi glaciale, al collega Musacchio: “è inutile che l’Italia invochi le regole; la condizione di Napoli non sarà sanata da una regola nuova: ci sono già migliaia di leggi, nazionali e comunitarie, ma se esse non vengono mai applicate, se nessuno le rispetta, saremo costretti, ogni volta che vorremo visitare Napoli ed il Sud, a scavalcare cumuli di immondizia”.

La seduta si scioglie, il dibattito sarà portato in aula entro aprile, se tutto va bene, assieme, presumiamo, agli emendamenti pro-inceneritori di Prodi e alle preghiere di Musacchio.

Viva l’Italia, anche a Bruxelles. Usciamo dal grande edificio di vetro e acciaio, e andiamo a prenderci una birretta, che in Belgio è tanto buona.


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